In qualche piega delle opere di Orazio si può leggere che cosa pensa delle pagine dense e di quelle anoressiche. Non ci sono condanne, soltanto la raccomandazione che siano vere, profonde, caustiche, libere e focosamente leggere. Leggendo Ai bordi di un quadrato senza lati (Marco Saya Edizioni, 2015, pp. 80, Euro 10) si ha l’impressione che Marco Onofrio abbia preso alla lettera la raccomandazione di Orazio, ovviamente portandola verso la densità, l’irruenza, la pienezza, com’è nel suo carattere, nella sua inesauribile voglia di vivere e di agire. Ha le qualità necessarie per rendersi conto attimo dopo attimo di ciò che sta compiendo la sua scrittura (non si dimentichi che è autore ‒ poesia e narrativa a parte ‒ di illuminanti saggi su Dino Campana, su Giuseppe Ungaretti e su Giorgio Caproni, per fare soltanto qualche nome) e se ha scelto il concerto composito, spesso utilizzando i timpani, qualche ragione ci…
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